Il primo principio dello YIN YOGA

Il primo principio dello YIN YOGA è questo:

“Ogni volta che entri in una posizione, arriva solo al punto in cui percepisci una resistenza significativa nel corpo.”

Non provare ad andare subito alla massima intensità.

Dai al tuo corpo la possibilità di aprirsi e aspetta di essere invitato a scendere in profondità.

Ascolta il tuo corpo e rispetta le sue richieste.

Considera la tua volontà e il tuo corpo come due danzatori che si muovono all’unisono.

Troppi allievi di yoga alle prime armi e perfino quelli più esperti trasformano la loro pratica in un incontro di lotta: la mente combatte con il corpo, forzandolo ad assumere posizioni a cui esso oppone resistenza.

Lo yoga è una danza, non un incontro di lotta.

L’essenza dello yoga è l’abbandono.

Lo Yang vuole cambiare il mondo, lo Yin lo accetta così com’è ci sono momenti in cui è appropriato e anche necessario cambiare il mondo, altri in cui è meglio lasciare che le cose facciano il proprio corso.

Una parte della pratica YIN consiste nell’imparare a lasciare andare.

Questa preghiera parla proprio del tentativo non sempre facile di equilibrare yin e yang.

“Signore, concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare,
il coraggio di cambiare quelle che posso,
e la saggezza di comprenderne la differenza.”

Nella vita l’armonia e l’equilibrio vengono da questa saggezza, che deve essere conquistata e imparata con l’esperienza.

Ascolta il to corpo e vai al tuo limite. Una volta giunto a questo limite, fai ancora una pausa e attendi la prossima apertura.

In questo modo giochiamo con i nostri limiti, aspettando ogni volta un nuovo invito.

Cavalchiamo i limiti con un respiro che fluisce gentile, come un surfista che cavalca le onde dell’oceano. Il surfista non lotta con l’oceano, lo segue.

Quando entri nella posizione, abbandona le aspettative di come dovresti essere o apparire.

Nella pratica occidentale dello yoga è profondamente radicato un mito deleterio: quello di dover raggiungere una forma esemplare in ogni posizione, di dover apparire come un modello sulla copertina di una rivista di yoga.

Per sfatare questo mito dovremmo adottare questo mantra:

“Non usiamo il copro per entrare nella posizione,
usiamola posizione per entrare nel corpo.”

Una volta raggiunto il limite fai una pausa. Vai dentro di te e prendi atto di quello che senti.

La posizione sta funzionando se senti il corpo che si allunga, si comprime o si torce.

Un altro mantra da adottare nella pratica è:

“Se lo stai sentendo, lo stai facendo.”

Non devi andare oltre, se senti già un allungamento, una compressione o una torsione significativa.

Andare oltre è un segno dell’ego. Restare dove sei è accogliere lo Yin.

Lo yin non è nato per essere confortevole, anzi, ti porterà ben al di là della tua zona di confort.

Se non sentiamo dolore restiamo. Il dolore è sempre un biglietto di sola andata per uscire dalla posizione, un segnale che stiamo arrecando un danno al corpo o vi siamo molto vicini.

Sensazioni di bruciore, dolori pungenti o formicolii come da corrente elettrica sono tutti dei segnali di stop per lasciare immediatamente la posizione.

E’ tuttavia prevedibile che percepirai una lieve sensazione dolorante.

Nessun insegnate può sapere cosa stai sentendo, quindi sii tu il tuo maestro in questi casi e coltiva la saggezza.

Quando pratichiamo yoga dobbiamo avere ben chiare quali sono le nostre intenzioni. stiano puntando alla salute ottimale o stiamo lavorando per raggiungere un obiettivo di prestazioni? Atleti, danzatori e ginnasti possono anche cercare di massimizzare la loro mobilità, ma questo non significa che stiano diventando più sani. Al contrario: molti atleti e danzatori hanno problemi di articolazioni con l’avanzare dell’età, perché hanno sollecitato i loro corpi in modi pericolosi per ottenere le massime prestazioni quando erano più giovani.

La posizione ottimale per la salute è quella: né troppo né troppo poco.

Se applichiamo una sollecitazione insufficiente ai nostri tessuti, si atrofizzano. Tutti gli esseri viventi necessitano di una certa sollecitazione per mantenersi sani! Se invece applichiamo una sollecitazione eccessiva i tessuti degenerano.

Per ottenere la salute massima dobbiamo trovare il punto in cui la tensione delle nostre posizioni è “perfetta”: né troppa, che crea degenerazione, né tropo poca, che causa l’atrofia.

Sì è possibile eccedere e danneggiare un’articolazione, ma questo non significa che l’estremo opposto sia sano. Non sollecitare mai un’articolazione è un invito all’atrofia, alla patologia, alla fragilità.

Dobbiamo trovare la via di mezzo tra il troppo e il troppo poco. Un detto popolare riassume l’essenza dell’antifragilità:” O lo usi o lo perdi!”.

Da “La guida completa allo Yin Yoga” – Bernie Clark – ed. Macro

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