Non esiste un unico modo per dire cosa significhi meditare.
Molte delle convinzioni sbagliate a proposito della meditazione nascono dal significato che diamo alla parola “MEDITARE”.
Nel linguaggio comune meditare significa “pensare a qualcosa”, riflettere su un argomento.
Il dizionario Treccani attribuisce questo significato: “Fermare a lungo e con intensa concentrazione spirituale la mente sopra un oggetto del pensiero, considerare profondamente un problema, un argomento, soprattutto di natura religiosa, morale, filosofica, scientifica….”
Ma non è questo il significato vero, per nostra convinzione, meditare non corrisponde a riflettere o ragionare su un argomento, perché non si medita su qualcosa ma si medita e basta.
E’ invece interessante l’etimologia latina della parola che deriva dal verbo “meditari”, che a sua volta viene da “mederi” che significa “curare”.
Nel tempo la parola è stata intesa sempre più con il significato di “riflessione”, “ragionamento su qualcosa”, e spesso di argomento religioso.
Questo però non corrisponde allo scopo della meditazione vera, quella che nacque in Oriente e che ha oggi una nuova vita e sempre più diffusione anche in Occidente.
Non esiste un termine nella nostra lingua che esprima il senso profondo della parola meditazione.
La parola corretta sarebbe “dhyana”, un’espressione in sanscrito che non si può tradurre nelle lingue occidentali, perché descrive una pratica che in occidente non esisteva e che quindi non aveva un nome.
Nella lingua buddista, il pali, si usa la parola “jhan” come traslitterazione del sanscrito “dhyana”.
I monaci buddisti che andarono in Cina non trovarono un termine adatto nella lingua locale e così “jhan” in cinese diventò “Chan”, che a sua volta in Giappone si trasformò in “Zen”.
Quindi l’espressione meditazione Zen è una ripetizione di termini.
Nel corso dei secoli, a contatto con diverse culture, la parola meditazione ha perso via via la connotazione che aveva all’origine in Oriente
Se cerchiamo una definizione unica e completa del termine andremo delusi.
Si possono trovare tante risposte differenti e a volte contrastanti, perché ogni definizione coglie un aspetto diverso di questa pratica millenaria sia per gli scopi che si propone, sia per le modalità per eseguirla.
Per qualcuno la meditazione ha lo scopo di rilassare, per altri invece porta a una maggiore consapevolezza di se stessi, oppure ci insegna a vivere l’attimo presente, o ci aiuta a padroneggiare meglio la mente o ancora a sentirci in sintonia con gli altri, o a elevare il nostro livello di spiritualità. Ogni definizione è valida, ma non è esauriente.
Oggi spesso la meditazione in senso laico punta ad ottenere quella che si definisce “pienezza mentale”, la consapevolezza del momento presente.
Per questo le tecniche di meditazioni sono state fatte proprie da ambienti completamente diverse da quelli originali, come la psicologia, la medicina, le neuroscienze, le tecniche di rilassamento.
Ed oggi ci troviamo a praticare numerose forme di meditazione, sia antiche che moderne, che si pongono obbiettivi diversi fra loro: la crescita spirituale, il rilassamento, la concentrazione, la cura della salute, l’empatia. Talvolta è intesa semplicemente come uno strumento per il relax, trascurando molte delle sue potenzialità.