Oggi la maggior parte delle forme yoga sono dinamiche, sono pratiche attive concepite per lavorare solo su una metà del corpo, la metà muscolare, i tessuti “yang”.
Lo Yin Yoga ci permette di lavorare sull’altra metà, i tessuti “yin” più profondi costituiti da legamenti, articolazioni, reti fasciali e ossa.
Per raggiungere una salute e una vitalità ottimali, tutti i nostri tessuti sono importanti e devono essere esercitati.
Come pratichi è importante tanto quanto cosa pratichi.
Nella vita c’è un aspetto yin e un aspetto yang. C’è un modo yin e un modo yang di praticare che vanno oltre i movimenti e le posizioni usati in una sessione di yoga.
Yin è abbandonarsi, permettere e nutrire.
Anche in uno stile di vita yang attivo possiamo adottare una consapevolezza e un’accettazione yin che ci aiuteranno a rendere la nostra vita più appagante.
Lo Yin Yoga è una pratica a parte, nata dalla genialità di Paul Grilley, che negli anni Novanta ebbe l’idea di estrarre le posizioni yin da una lezione di yoga generica per creare una lezione a sé.
Fu il primo ad ideare una lezione interamente dedicata allao Yin Yoga, completa di meditazione iniziale, controposizioni, controindicazioni e shavasana finale.
Fino all’entrata in scena di Paul, le posizioni yin erano incorporate nelle pratiche asana semplicemente come ulteriori posizioni da eseguire. Paul fu il primo a concepire il modo di insegare Yin Yoga come pratica a sé stante, comprendendo anche quanto fosse di giovamento.
Ma perché lo chiamiamo Yin Yoga? Yin non è un termine indiano ma cinese.
Nel corso dei secoli nonostante le distanze e le difficoltà nel viaggiare, le conoscenze filtrarono oltre i confini dei vari paesi (Europa, Medio Oriente, Cina) e vennero condivise fra le culture. Non meraviglia il fatto di trovare concetti simili discussi nelle pratiche spirituali e nelle filosofie di ogni religione. I modelli e le metafore vennero tuttavia cambiati in modo da essere adeguati all’ambiente culturale locale.
Gli Yogi hanno parole simili per yin e yang: tha e ha, che insieme formano la parola Hatha, da cui prende il nome la nota scuola di yoga.
“La caratteristica fondamentale dello yoga Yin è mantenere le posizioni per diversi minuti, stressare in modo lento, sostenuto e delicato il tessuto connettivo attorno ad un’articolazione, mantenendo i muscoli circostanti rilassati”
Paul Grilley
Ci sono 3 strati in un’articolazione: osso, fascia (legamento, capsula articolare) e muscolo (tendine). Tutti i tessuti hanno bisogno di essere stimolati, stressati (eustress) in modo equilibrato per restare in salute. Le posizioni allungano e comprimono i tessuti; le sensazioni che si sperimentano nella pratica possono essere dolorose o piacevoli, dipende dalla capacità di ascoltarsi del praticante.
Per stressare la fascia, obiettivo dello Yin Yoga, è fondamentale rilassare i muscoli attorno all’articolazione di riferimento.
Perché stressare un’articolazione?
· Previene Contratture
· Previene Atrofizzazione
· Stimola produzione di Liquido Sinoviale
· Stimola flusso di Prana
Tensione: quando i muscoli sono rigidi, resistono all’allungamento e non consentono il movimento.
Compressione: quando due parti del corpo entrano in contatto e non è più possibile il movimento.
Si possono sperimentare diversi gradi di tensione e compressione che alla fine ci ferma.
“CON IL TERMINE FASCIA SI DEFINISCONO I TESSUTI COLLAGENE FIBROSO CHE SONO PARTE DI UN AMPIO SISTEMA DI TRASMISSIONI DI FORZE TENSIONALI NEL CORPO”.
” La fascia è una rete di sottile tessuto elastico che esiste in strati continui in tutto il corpo. I muscoli e le ossa sono organizzati e sostenuti da questa rete, come pure tutti gli elementi che costituiscono il corpo umano. La forma che riconosciamo come “individuo”, il suo aspetto formale, estetico è dovuto alla fascia. La posizione, il tono e la condizione della fascia rendono le gambe di una persona riconoscibili come sue o fanno sì che il collo e la testa di un’altra siano facilmente riconoscibili anche a distanza.”
IDA ROLF in Il Rolfing e la realtà fisica, Astrolabio, pag.138,
Il tessuto connettivo è un sistema a tutti gli effetti, vivo, reattivo, malleabile, in grado di specializzarsi. – Senza di esso, tutto cadrebbe a pezzi, le cellule collasserebbero su sé stesse così come il corpo. –
E’ la via più antica di comunicazione del nostro organismo; usa un linguaggio fatto di trazioni/ compressioni tra le varie parti.
“Il sistema fasciale è un continuum di tessuti connettivi fibrosi lassi e densi, che pervadono il corpo. Incorpora elementi come il tessuto adiposo, le guaine neurovascolari, le aponeurosi, le fasce profonde e superficiali, le capsule articolari, i legamenti, le membrane, le meningi, le espansioni miofasciali, il periostio, i retinacoli, i tendini, le fasce viscerali e tutti i tessuti connettivi intra e intermuscolari, includendo endomisio, perimisio e epimisio. Circonda, connette e compenetra tutti gli organi, muscoli, ossa e nervi, dotando il corpo di una struttura funzionale e fornendo un ambiente che permette a tutti i sistemi corporei di funzionare in maniera integrata.”